Il Portico ospita materiale in pietra d'età romana (I-V secolo d.C.) e rinascimentale (XIV-XVI secolo).
I reperti di età romana sono legati prevalentemente al culto dedicato agli dei e ai defunti.
Due are sono intitolate rispettivamente a Vulcano e Diana, divinità che ben si inseriscono in quello che doveva essere l'ambiente così come ce lo descrivono le fonti antiche: un territorio nel quale si alternavano boschi, pascoli e aree coltivate, abitato da popolazioni dedite all'allevamento, all'agricoltura e alle attività artigianali.
Le testimonianze relative ai riti funerari illustrano invece l'attenzione degli antichi Romani per i propri defunti.
Una lapide ci riporta i nomi di un'intera famiglia vissuta nel I secolo d.C., quella degli Atilli.
Fu posta dal figlio Marco Atilio Primulo per sé, per il padre Marco Atilio Primo, per la madre Ofillena Marcellina e per le sorelle Seconda e Terzia. La parte superiore dell'epigrafe è stata modificata in epoca moderna, quando fu collocata presso l'odierno cimitero di Parabiago, con l'inserimento di una cassetta metallica destinata alla raccolta delle elemosine.
Una grande cassa in calcare testimonia la diffusione, fino al II secolo d.C., del rito della cremazione che prevedeva la raccolta e la deposizione delle ceneri nella tomba con un corredo funebre.
Tale rito sarà poi sostituito dall'inumazione come attestano i sarcofagi esposti uno dei quali, risalente al IV-V secolo d.C., racconta il dolore dei genitori Basiliano e Sudenzia per la morte prematura della figlioletta Basiliana, scomparsa all'età di cinque anni, due mesi e ventitré giorni.
Alla parete sono allineati iscrizioni e frontali di camini decorati con gli stemmi araldici delle famiglie di appartenenza, provenienti da Legnano e dintorni.